Cambio di rotta…ma I’ll be right back sempre

Questo blog a un certo punto si è arenato, perché nei giorni di viaggio scrivevo i post dal cellulare, il che mi mandava spesso fuori di testa. Per cui non ce l’ho fatta più, perdevo troppo tempo, e il racconto del viaggio si è fermato a (meno di) metà.

Ormai sono tornata in Italia da due mesi e mezzo, e scrivere ancora su questo blog sarebbe insensato: Lui è sull’Australia, dall’Australia e per l’Australia.

Siccome, però, non sono capace di stare troppo tempo senza scrivere (di minchiate e piccoli racconti), è nato I’ll be right back, un blog con lo stesso nome e gli stessi intenti, ma molto meno (purtroppo…) australiano. Se vi va di leggere ancora i miei post sui miei viaggi del corpo e della mente, seguite il mio nuovo blog…io vi aspetto lì!

My trip’s diary-Day 26

Io non sono mai stata una persona molto superstiziosa, anzi. Però oggi era venerdì 13. 

E la cosa si è fatta abbastanza sentire. 

Iniziamo la giornata con un nervoso indicibile, perché ieri sera mi è arrivata la batteria portatile in testa (tanto male, tanto) e poi è finita sul cellulare, grattandomi (SPERO SOLO, non ho il coraggio di guardare) la pellicola protettiva del cellulare che ho nuovo da neanche una settimana. Sono felicissima, mi han detto. 

Torniamo a Portland per farci una passeggiata, e mi sa che siamo tutte un po’ così perché non ci parliamo molto. Il lungomare è carino ma niente di trascendentale. Torniamo alla macchina è una ragazza mi fa gentilmente notare un piccolo problema.

Stiaaaaaamo calmi. Chiamo Fra e Kara, e insieme la guardiamo. La gomma forata. La guardiamo e non sappiamo se ridere o no. Senza dire niente, scarichiamo i mille bagagli che abbiamo in macchina, tiriamo fuori la ruota di scorta e iniziamo. Un signore ci presta un tubo di ferro per facilitarci il lavoro e ci guarda e sta con noi fino alla fine. Abbiamo le mani nere quando ricarichiamo tutto, ma ci siamo. Come al solito, chiamiamo tutti i gommisti del paese uno a uno per trovare il prezzo più basso, e poi si va. Riscarica tutto, e aspetta. Nella sfiga, ci va anche bene che il tizio è gentile e ci fa passare avanti ai suoi impegni.

Ci lasciamo Portland alle spalle e andiamo verso Cape Beidgewater, passando da Cape Nelson Conservation Reserve. Ci fermiamo ad ammirare la Petrified Forest (molto diversa e un po’ meno entusiasmante rispetto alla mia preferita in Arizona…) è l’ennesimo Blowhole. L atmosfera è assurda perché non c’è quasi nessuno, c’è un silenzio totale, questa terra rossa e decine di pale eoliche che si stagliano contro il cielo azzurro. Solo, troppe mosche. Di quelle stronze, giganti, che ti si appiccicano alle gambe e non si spostano se le scuoti e fanno anche male. Le odio. 

Pranziamo a Cape Bridgewater con vista mare, poi spesa veloce e ci fiondiamo verso l’interno, perché oggi vogliamo fare i Grampians e non c’è molto tempo. 

In macchina, dopo poco ci accorgiamo che la macchina si sta surriscaldando un po’ troppo velocemente. Non capiamo perché. Pare che si debba aprire l’aria calda al massimo per riportare la macchina alla sua temperatura. Quindi figuriamoci, tre cretine in macchina con 35 gradi fuori e 32 dentro… Avevo i piedi in fiamme, ma va tuuuuuutto bene!!! Potrebbe andare peggio, no??? 

Senza fermarci, passiamo Hamilton e altri piccoli paesini dell’interno, e poi (dopo avermi lasciato a perdermi a chiacchiere con la tipa del Visitor Centre, perché io amo parlare con le signore anziane), ci addentriamo nel mezzo del Grampians National Park, e raggiungiamo Halls Gap. Lì ci fermiamo a cercare di fare amicizia con un folto gruppo di canguri. Ma loro fanno i preziosi ed è ormai pomeriggio inoltrato, quindi si va. Purtroppo non abbiamo tempo di vedere gran parte di questo meraviglioso (e immenso) parco, ma la signora mi ha consigliato i punti salienti, e credo che mi abbia consigliato bene. Infatti, dopo poco raggiungiamo un lookout da cui, Oddio, lo so, lo dico sempre, ma cioè non c’è altro che io possa dire: la vista è uno spettacolo per occhi e anima. L’Australia è DAVVERO così immensa e si perde e questo cielo gigante e i colori così vividi e i contorni così delineati, non pensavo potesse esistere qualcosa del genere prima di venire qua. Non pensavo esistessero paesaggi più belli di quelli che si vedono nelle foto modificate da Photoshop. 

Ci spostiamo un altro po’ e camminiamo qualche chilometro per raggiungere i Balconies, un altro bellissimo lookout. Io e Kara scavalchiamo un sentiero chiuso al pubblico per raggiungere un punto fighissimo, sembra che siamo nella bocca di qualche animale, e sotto di me c’è il vuoto. Fa un po’ impressione ma ok.

Ultima tappa dei Grampians, le McKenzie Falls. Anche qui, vederle dall’alto rende il panorama davvero unico. Occhi non dimenticate nullaaaaa!!! 

Ormai inizia a piovere (e figurati) e si sta facendo buio. Noi e la nostra macchina estremamente surriscaldata raggiungiamo i pressi di Horsham e ci fermiamo a dormire nell’ennesima piazzola di sosta. Ragni e scarafaggi mentre cuciniamo si sprecano. Ma non mi lamento. Questo venerdì 13 è finito e alla fine siamo abbastanza sopravvissute!! 

































































My trip’s diary-Day 25

Qua non ci si può proprio lamentare 🙂 

Stamattina siamo andate a Port Fairy, quello che non si sa quando (immagino qualche anno fa) è stato dichiarato il villaggio più vivibile al mondo. In effetti sembra molto carino e tranquillo. Noi facciamo qualche foto alla spiaggia e al Moyne River, poi andiamo a fare una lunga passeggiata a Griffiths Island. Di cui (sì, anche di quella….) mi sono innamorata 🙂 È un’isoletta così tranquilla, quieta, estremamente selvaggia e, boh, così bella. L’unico neo è che che c’era un vento terribile, ma vabbè. Abbiamo camminato lungomare, poi sulla spiaggia e in mezzo ai cespugli insieme a un wallaby, poi abbiamo raggiunto il faro e siamo tornate indietro dall’altra parte. Solo quattro colori: il verde dei cespugli, il bianco/oro della spiaggia, il nero delle rocce, il blu del mare. Tutti in successione, tutti così vividi sotto a questo sole e a questo cielo terso. Io mi fermavo ogni tanto a pregare i miei occhi di non dimenticarsi mai di quello che vedono. 

Dopo, abbiamo ripreso la macchina per raggiungere la Tower Hill Conservation Reserve, dove abbiamo pranzato (in macchina come le solite barbone che siamo) e poi siamo partite in esplorazione. Abbiamo fatto il sentiero lungolago e io ero un po’ in tensione per i serpenti. E infatti uno ne è passato, ho fatto in tempo a vederne la coda e ho fatto un salto e lui è scappato. 

Non mi piace. Non mi piace per niente! 

Raggiungiamo il punto informazioni e da lì, dopo aver avvistato un altro koala dormiglione su un albero e una decina di emu che se la spassavano nella radura, ci siamo fatte un paio di lunghe camminate in mezzo alla foresta, avvistando però niente più che un sacco di uccelli. E un altro cazzo di serpente. Che mentre io e Kara eravamo lì a chiacchierare a un certo punto ci giriamo e c’era Fra che faceva le foto ma nel mentre si stava cagando sotto. E io volevo scappare ma anche vederlo e quindi ero lì indecisa, e alla fine sono andata a vederlo. E poi però sono scappata, eh. 

Dopo queste grandi camminate tra alberi e animali, siamo tornate alla civiltà, dicesi Portland, per fare una bella doccia all’aperto (dicesi al vento), e poi siamo venute a dormire in una specie di foresta, e cenato con strani uccelli che rubano il cibo e con un piccolo wallaby che ci guarda. 

Si può fare! 

















































My trip’s diary-Day 24

Questa è stata probabilmente la giornata più ricca e più bella vissuta fino ad ora, in termini di Bellezza. Perché ci sono cose che la natura fa e che ti riempiono il cuore e gli occhi di felicità da quanto sono belle, e oggi ne abbiamo viste parecchie in successione!! 

Questa è la parte più bella della GOR. Noi ci siamo svegliate con la ramanzina dei ranger e, nonostante il tempo nuvoloso e incerto, siamo corse di nuovo dagli Apostoli per vederli alla luce del mattino. È fantastico camminare lungo il sentiero, svoltare l’angolo e all’improvviso ritrovarteli li, questi giganteschi monoliti che spuntano da un’acqua azzurrissima. L’erosione del mare e degli agenti atmosferici hanno contribuito a rendere la parete di queste rocce molto disomogenea, e a ogni cambiamento di luce la vista sembra sempre un po’ diversa. È un posto davvero unico e, nonostante avessi visto le foto centinaia di volte, solo quando ci sei capisci la sua grandezza e la sua maestosità. È il perfetto esempio della Grandezza con la G maiuscola dell’Australia. È forse uno dei miei posti preferiti del Paese finora. 

Le nuvole non ci fermano e proseguiamo di nuovo verso Port Cambell. In meno di 20 chilometri, sempre all’interno del Port Campbell National Park, ci sono decine di cose belle da guardare. Ci fermiamo prima in una parte dove si possono ammirare alcune formazioni rocciose davvero bellissime: Razorback e il fantastico Loch Ard Gorge, una spiaggia incastonata in alte pareti di roccia, dove noi ci siamo divertite a fare centinaia di foto mentre saltiamo (sorvoliamo sul fatto che io non sono capace di fare la foto al momento giusto, e vabbè). 

Ci fermiamo innumerevoli volte, per vedere tante altre formazioni rocciose mozzafiato, come il London Bridge (che ormai da più di vent’anni non è più un bridge), the Arch e the Grotto, dopo una pausa pranzo sul lungomare di Port Campbell. 

Dopo una breve sosta a Pererborough e qualche foto alla Bay of Martyrs (dove siamo state 34 secondi perché c’era un vento pazzesco), ci siamo mosse verso Worrnambool, una cittadina che io aspettavo tanto per il Big Millshake che però è stato estremamente deludente. Ci siamo allora fatte una passeggiata intorno al Lake Pertobe, dove c’è un bel prato con il parco giochi, un labirinto e tanta pace. 

E poi a dormire in un buco di paese chiamato Yambuk, in uno spiazzo verde vicino allautostrada e a un bagno chimico. Ma con un tramonto niente male!! 

E gli occhi me li sono riempiti alla grande pure oggi 🙂 






































































































My trip’s diary-Day 23

Si va avanti lungo questa niente male Great Ocean Road! 

Colazione a Lorne in riva al mare, poi un salto a Separation Creek è un bel bagno a Apollo Bay, con questa spiaggia lunga lunga e niente male (anche abbastanza deserta, prima dell’arrivo dell’orda di cinesi). Pranziamo sulla spiaggia e poi ripartiamo lungo la costa e poi verso l’interno, in mezzo al Cape Otway National Park. Questo posto pare perfetto per avvistare koala in the wild, così noi iniziamo ad aguzzare la vista appena la strada si inerpica nella foresta. Ma non vediamo proprio un bel niente. Poi però per fortuna esiste la gente. Quella che si ferma sul ciglio della strada e guarda in su. Lì pensi: o sono matti, o su quell’albero c’è un koala. E quindi ci siamo ritrovate a non guardare più gli alberi, ma semplicemente a fermarci dove c’erano altre macchine (Ahahahah l’apoteosi della sfigaggine) e così abbiamo visto quattro meravigliosi, pelosi, sonnacchiosi koala ok giro per il parco! Tanto bellini è molto molto in the wild 🙂 

Abbiamo raggiunto la parte del faro, salvo poi scoprire che per vederlo da vicino si doveva pagare (e non proprio bruscolini..20 dollari cazzo), così abbiamo fatto una camminata e siamo tornate indietro. 

Dopo una breve sosta a Lavers Hill, dove ci sono un benzinaio (cioè, una solitaria e polverosa pompa di benzina), un café è una baracca (ma anche uno stupendo pannello con degli animali australiani disegnati sopra e il buco al posto della faccia di un canguro e di un koala, dove noi abbiamo perso circa 20 minuti a far foto…..), ci siamo spostate verso Port Campbell e ci siamo ritrovate nel Port Campbell National Park, e a pochi chilometri dai 12 Apostoli. E che fai, non ci vai?? Sapevamo che non valeva molto la pena vederli di sera perché sono contro sole e veniva fuori una sorta di black Apostles, ma visto che ci siam passate davanti…. È così abbiamo trascorso una mezz’ora in questo posto meraviglioso che vabbè io vorrei piangere da quanto è bello e però non dico niente perché domani me lo godrò di più e quindi basta sto zitta e ma quanto cazzo è bello quel posto?????? 

Raggiungiamo infine Port Campbell e ceniamo quasi sulla spiaggia. Poi (una volta scaricata Kara che stanotte dorme in mezzo al nulla, io non so come diavolo faccia a non essere terrorizzata), sistemiamo la macchina, facciamo il letto è tutto… Per poi accorgerci che non si poteva dormire li. E quindi a bui inoltrato vai a cercare un altro posto…. Morale della favola, siamo in un parcheggio per camion, una sorta di piazzolone di sosta sterrato sul ciglio della strada, buio pesto e una macchinata di cinesi caotici a 20 metri da noi. 

Va tutto bene!!!! 

























































My trip’s diary-Day 22

Scrivo sul blog seduta sulle scaline di un bagno pubblico sulla spiaggia di Lorne, Great Ocean Road. Ed è già tornato il freddo, naturalmente. In realtà oggi c’era un bel sole, accompagnato però da un vento rompicazzo. Insomma, assolutamente nulla di nuovo!!
Stamattina siamo andate a Geelong, una città con un lungomare molto carino, completo di molo, porto, spiaggia, prato, ruota panoramica tutta colorata e tanti personaggi di legno in giro. Abbiamo trascorso un’oretta lì e poi è stata l’ora delle “commissioni”: una spesa gigante e il giro dei punti vendita delle compagnie telefoniche per capire quanta ricezione avremo nei prossimi giorni (ricordo ai miei piccoli lettori che, in quanto a internet e ricezione telefonica, l’Australia è una ventina d’anni indietro).
E poi si inizia la Great Ocean Road! Ci siamo finalmente!! Iniziamo con Torquay: arriviamo a Fishermans Beach e ci stendiamo sulla sabbia per circa 20 minuti, dopo i quali avevano sabbia ovunque, persino su per il c e abbiamo perciò deciso di desistere. Questa parte della costa è famosa per il surf, e in effetti in quanto a vento è messa piuttosto bene! Infatti poi ci spostiamo un po’ più avanti e la situazione non cambia. Ci sono una spiaggia e un punto panoramico attaccati, che si chiamano rispettivamente Cosy Corner e Danger Point: che carini saranno gli australiani? Da qua il panorama è molto bello, è il vento sposta anche le balenottere come me. Decidiamo quindi ti fare una capatina a Bells Beach, la spiaggia dove si tengono i campionati di surf, e poi continuiamo la nostra traversata, fermandoci a Anglesea, in punti imprecisati lungo la strada per le foto, e infine a Lorne.
Un giorno mi piacerebbe avere il tempo di raccontare nei dettagli come si svolgono le parti “tecniche” del nostro viaggio: è qualcosa che adesso troviamo a volte stancante e a tratti pesante, ma che non vorrò mai dimenticare perché è un pezzo di vita davvero unico!!
E intanto siamo sulla Great Ocean Roaaaad :)))

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My trip’s diary-Day 21

E si riparte! Dopo due giorni su un bel letto comodo e in una casa con tutte le comodità, ritrovarmi chiusa in macchina sul materasso di gommapiuma non è il massimo… Ma in fondo ormai questa è casa! Ancora per 10 giorni…
Stamattina siamo stati in casa per finire di riprenderci, preparare tutto e salutarci. Poi siamo partite per Brighton Beach, la spiaggia a sud-est di Melbourne, famosa per le sue “casette” colorate. Naturalmente era nuvoloso (…..), ma è un posto davvero carino, ci sono tutte queste casette in fila dai colori sgargianti che mettono tanta allegria!!
Dopo un paio d’ore di macchina abbiamo raggiunto Ballarat, la seconda città del Victoria per grandezza (leggi: un grande paese). Ballarat è meta turistica perché è stata diciamo la capitale del periodo della corsa all’oro nel 1800. Molti edifici hanno lo stile di quell’epoca e il risultato è davvero molto bello! Una cittadina ordinata, sonnacchiosa e con dei palazzi stupendi! Dopo un bel giro a piedi, abbiamo raggiunto il lago e il giardino botanico, che è un piccolo gioiellino. È tutto così curato e in ordine, e so perfettamente che questa è una cosa che mi mancherà molto quando tornerò in Italia!
Siamo piazzate vicino a un paesino chiamato Garibaldi (vicino a Napoleons….parliamone), nello spiazzo di una scuola minuscola attiva nel 1800 e che ora ha un’atmosfera un attimo sinistra…speriamo bene!!

Prima delle foto, un ringraziamento. Non so se Francesco leggerà mai qui, ma mi sento di ringraziare lui e Katrina comunque. Ci hanno accolto con un’ospitalità che è davvero davvero difficile trovare. Ci hanno viziato e coccolato, non facendoci mancare mai niente. Sono stati generosi, disponibili e soprattutto simpaticissimi! Io Fra l’ho visto una sola volta in vita mia, nel 2010, un sabato sera allo stage di animazione; non possiamo certo dire di conoscerci bene. Eppure lui è stato disponibilissimo come se fossimo grandi amici. Accade solo quando le persone hanno un grande cuore, sono aperte agli altri e disponibili a donare qualcosa di loro in modo del tutto disinteressato. E io sono sempre felice quando vedo cose del genere.
In questo momento sono tanto grata. A loro, all’Australia, a questa vita in vacanza che durerà poco ma è meravigliosa.

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My trip’s diary-Day 20

Lo so che sembra stupido, ma di questi tempi svegliarsi in un letto vero fa proprio un gran bell’effetto!
Questa mattina ha avuto un nome solo: lazy. Ma quella pigrizia buona, che ti fa rilassare davvero e ricarica tutte le batterie. Noi c’abbiamo dato dentro di lavatrici e di relax sul divano fino a che non si sono svegliati tutto, dopodiché Francesco e Katrina ci hanno portato a fare il brunch in un posto molto carino a South Melbourne. Abbiamo mangiato come animali, e era tutto taaaaanto bbbbuono!
Il pomeriggio l’abbiamo praticamente passato al centro commerciale High Point, dove io…ho comprato FINALMENTE un nuovo cellulare! E poi a casa di nuovo super lazy (la verità è che ci son volute ore per spostare tutta la mia roba dal vecchio al nuovo…), e poi abbiamo cucinato tutti insieme! È stato molto bello 🙂
Dopo cena siamo usciti e abbiamo raggiunto un Irish pub in centro per incontrare Elisa e Margaux, le mie amiche di Sydney: figo ritrovarsi tutte a 1000 km di distanza! C’erano anche altre loro amiche e insomma è stata una bella serata!!
Mi è dispiaciuto un po’ “perdere” una giornata intera che avrei potuto usare per visitare la città, io (purtroppo o per fortuna) sono un po’ ossessionata per queste cose quando sono in viaggio, ho paura di sprecare il tempo. Però alla fine sono stata bene e ho capito che non succede assolutamente niente. Ci sono cose di Melbourne che avrei voluto vedere e che invece non ho visto: e allora? Non succede niente di male davvero. In compenso ho trascorso un po’ di tempo con belle persone (che, anche loro, chissà quando rivedrò), ho comprato un cellulare nuovo che davvero mi serviva, mi sono rilassata e ho vissuto un po’ più lenta. Credo che ogni tanto serva, e sono contenta così 🙂
Poche foto oggi…la preparazione della cena (un chicken curry che chevvelodicoaffà) e il quadro in camera, che mi fa taaaanto sognare!

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My trip’s diary-Day 19

Solo una parola per questa giornata: caldo boia!
Vabbè sono due.
Ora, sembra che io stia sempre a lamentarmi eh, però vabbè a me poi alla fine va bene tutto e ci si adatta. Ho sudato come un animale ma fa niente! E questo magari non importava scriverlo.
Insomma, oggi grandi giri intorno al CBD. Kara ci ha raggiunto con tutti i suoi “grandi pesi da portare” (cit.), poi abbiamo iniziato le nostre infinite camminate: dal Yarra Park al centro e poi giù al di là del fiume, nei quartieri dì Southbank e Docklands. Il primo in particolare ci è piaciuto molto e abbiamo cercato di godercelo al meglio. Dopo il pranzo sul prato, Kara è andata all’acquario e noi siamo tornate verso il centro. Ci siamo separate e io sono andata ai Fitzroy Gardens a conoscere Serena!! Sono stata tanto contenta di aver conosciuto qualcuno tramite il mondo dei blog, che cosa figa! Ci siamo divertite a vestirci come damine (o forse più come sguattere) dell’ ‘800 al Cook’s Cottage poi, dopo un succo rigenerante, mi ha portata al National Gallery of Victoria, dove ci siamo divertite su quella specie di calcinsella tutto dorato e nel Bird’s Island. C’erano un sacco di cose interattive è interessanti!!
Dopo aver recuperato Fra e averla salutata, siamo tornate ai Gardens per fare un giro un po’ più approfondito, e abbiamo visto cose carine come il Tudor’s Village (in miniatura!) e il Fairies’ Tree. Prima del giardino mi sono anche messa a rotolare giù per una discesa tutta bella erbosa che proprio mi stava chiamando!!!
Tornate tutte e tre alla macchina (io un po’ delirante dalla stanchezza), troviamo una lettera sulla macchina con cui ci avvisano che se la trovano ancora lì in quel parcheggio ce la portano via….poco male! Considerando anche che ci abbiamo dormito due notti…tranqui!!
Compriamo del vino e raggiungiamo Il quartiere di Kensington e la casa di Francesco che ci ospiterà per due notti. Lui è un ragazzo che ho conosciuto una sera di 5 anni fa, e non ci siamo mai più rivisti, eppure è stato tanto gentile da ospitarci! Abbiamo passato una bellissima serata noi, lui e Katrina (la sua ragazza), mangiando pizza, bevendo vino, giocando a taboo e ridendo tantissimo!! Io e Fra eravamo in squadra insieme e li abbiamo sbaragliati! Giocare in inglese non è sempre facile, ma noi avevamo dalla nostra un po’ di esperienze accumulate in queste settimane e quindi non c’è stata storia! Anche se è bastata solo una grande sintonia per indovinare “Delta” quando lei ha detto semplicemente “Lancia”!!! Ahahah

Sono conteeeenta!!

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My trip’s diary-Day 18

Niente couchsurfer neanche per oggi e quindi… Già, risiamo qua!!
Bellissima giornata oggi, tanto sole e lunghissime camminate… Io, quindi, non posso far altro che essere contenta!!
Dopo aver attraversato il solito (come se fossi qui da settimane) campo di cricket con tutte le belle statue di giocatori storici (perché il cricket in Australia è una cosa seria! Anche se io sinceramente ho qualche dubbio sulla quantità di divertimento che apporta agli spettatori…e persino ai giocatori), abbiamo raggiunto i Botanical Gardens e abbiamo praticamente trascorso l’intera mattinata lì. Intendo io e Fra, perché Kara ha deciso di farsi i suoi giri (o forse noi abbiamo fatto in modo che… Non saprei). Forse è stato meglio così, un paio di giorni divise magari ci fanno bene!! I giardini sono immensi è bellissimi. Per quanto io abbia lasciato il cuore in quello di Sydney e su questo non si discute neanche, sono davvero belli. Tantissimi fiori colorati e laghetti e statue e cottage e il planetario e le rose e insomma tanto ormai si sa, io quando vedo verde non ci sono più per nessuno!! Una parte molto bella è anche il Shrine of Remembrance, ovvero un monumento gigante ai caduti, sulla falsariga dell’ANZAC Memorial in Hyde Park a Sydney (eh, si sa, i paragoni in questi giorni sono obbligatori), con il museo all’interno e ampi spazi verdi all’esterno. Io vabbè, dopo aver visto quello a Canberra tutti gli altri perdono un po’, però davvero bello anche questo! Vabbè dai a me piace tutto si sa!!
Abbiamo pranzato sedute sul prato bordo lago e poi, dopo qualche altro giretto, siamo uscite e siamo tornate verso il CBD per un giro un po’ più approfondito rispetto a quello di ieri (le mie mappe sono davvero fighe!). Rivediamo quindi le strade di ieri e ci inoltriamo in qualche quartiere nuovo, come Chinatown e soprattutto la parte con il Parlamento, molto bello, è St. Patrick’s Cathedral. Tornate in centro, passiamo circa un’oretta a Dymocks, perché quando si tratta di libri il tempo non esiste!! E poi, dopo qualche altro giro, torniamo alla nostra beneamata casa. Nel parcheggio.
Per ora Melbourne mi piace molto! Continuo a paragonarla alla “mia” Sydney e credo che lei vincerebbe comunque, anche se ci sono cose di Melbourne che mi affascinano, soprattutto il lungo fiume che a Sydney manca… Vabbè, diciamo che Sydney non si batte, ma a Melbourne ci vivrei! Può andare?

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My trip’s diary-Day 17

Una parola sola: Melbourneeee 🙂
In realtà, questa è stata la classica delle giornate cosiddette “alla cazzo”. Ci siamo svegliate stamattina e con tutta calma siamo partite da Bass…talmente con calma che siamo arrivate a Melbourne a mezzogiorno. Abbiamo scaricato (notare l’uso di certi verbi) Kara a casa del suo couchsurfer, e poi siamo andate a cercare un parcheggio vicino al centro, cosa che ha richiesto una quantità illimitata di tempo, ma che alla fine si è risolta con successo. In centro abbiamo anche notato un parcheggio che voleva 69 dollari per una sosta di tre ore ma, dopo un certo panico alla bocca dello stomaco, abbiamo parcheggiato la macchina nel mitico parcheggino dello stadio di rugby dei Richmond (nome ricorrente, va detto che è destino), a Yarra Park. Parcheggio mitico perché… Sì, ci dormiremo stanotte!
Siamo quindi partite alla volta della città e, dopo aver mangiato – finalmente – un bacon and egg roll – che però non ci ha soddisfatto per niente – abbiamo deciso di spendere quel pomeriggio che ci rimaneva per…perderci. Così ci siamo buttate nel CBD e abbiamo scoperto per caso le vie del centro, Federation Square (il cui ideatore dove spiegarmi un paio di cosine), una bellissima National Library, all’interno della quale le pupille degli occhi mi sono diventate due cuoricini rossi e dove mi è tornata la voglia di studiare per ore (cosa che assurdamente non ho mai avuto), poi St. Paul’s Cathedral, davvero molto bella, è il lungofiume con un bellissimo e nuovissimo parchetto chiamato Birrarung Marr. Alla fine, l’obiettivo di oggi era recuperare delle mappe, e io ne ho in quantità industriale! Infatti domani gente…si cammina!!
Abbiamo provato a contattare dei couchsurfer, ma avendolo fatto all’ultimo momento (perché chi doveva ospitarci ha avuto un impegno di lavoro all’ultimo) non abbiamo avuto molta fortuna e così… Si dorme in macchina in centro a Melbourne!! Speriamo solo di essere ancora viva domattina. Dopo aver trovato le chiavi che *non faccio nomi* aveva perso nei meandri delle coperte, siamo pronte e cariche a molla!! Vabbè, io…Fra un po’ meno ma fa niente!!

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My trip’s diary-Day 16

E rieccoci sul continente.. Pronte per un’altra isola, però! Ma prima il racconto di una scena esilarante (a ripensarci ora) e delirante (cosa che effettivamente è stata).
Stanotte abbiamo dormito in traghetto ed eravamo tutte belle contente della nostra cabina con tanto di bagno. Arriviamo, ci facciamo una bella doccia (vera, calda, senza costume…), mangiamo, guardiamo qualche puntata di una serie che dovrò vedere quando torno, e poi belle belline ci mettiamo a letto soddisfatte. Un letto vero (più o meno) dopo più di due settimane!
La cabina era da 4 e a metà serata era arrivata una signora sulla cinquantina che aveva lasciato le sue cose e se n’era andata. Verso mezzanotte la signora torna e si mette a dormire. Beh, non la faccio lunga. Alle 2.10 io e Fra siamo sveglie, con gli occhi sbarrati e i nervi a fior di pelle, per questa signora che russa come un trombone. Una cosa davvero mai sentita!! Ovviamente siamo super nervose e continuiamo a sbuffare e a fare mille rumori per cercare di farla svegliare. In un’ora e dieci (un’ora e dieci di notte in queste condizioni è veramente un sacco di tempo…..) siamo passate dal nervoso alle risate isteriche, dai colpi di tosse prolungati alle chiacchiere ad alta voce, fino a che io, presa dallo sconforto, ho iniziato a urlare alla signora di cambiare posizione perché stava russando come un animale. Ma lei nulla. Alla fine Fra si è messa a mangiare i crackers, e quel rumore deve averle messo in moto qualcosa nel cervello, perché si è messa sul fianco e ha smesso di russare. Noi tutte belle contente ci rimettiamo a letto, io cerco di placare il mal di testa e di farmi tornare il sonno… Piano piano le palpebre si chiudono e, proprio quando cado in dormiveglia… Ecco che riparte di nuovo!!! Sono le 03.40. Russa così forte che una cosa del genere non l’avevo mai sentita. Al colmo della frustrazione mi tappo le orecchie con le mani, e le lancette che segnano le 04.30 sono le ultime cose che vedo. Fino a quando, alle 6 in punto, l’altoparlante ci sveglia. Bella nottata di merda! E in tutto questo, Kara si sveglia alle 06.15 chiedendo: ma l’altoparlante era la sveglia?? BUONGIORNO cazzo!!
Ma vaaaaaa bene, noi siamo contente lo stesso, o no?? Si va a Phillip Island!! 🙂
Famosa per il circuito del gran premio e per i pinguini, Phillip Island si trova a circa 100 km a sud-est di Melbourne. Noi arriviamo a metà mattina e ci buttiamo subito nelle nostre camminate panoramiche, nonostante il tempo lasci un po’ a desiderare (ma per fortuna dopo andrà molto meglio!): prima di tutto una camminata, un po’ sulla spiaggia è un po’ sulla costa, al Cape Woolmai State Fauna Reserve, dove facciamo una mezza litigata con Kara (che se l’è presa perché noi parlavamo in italiano, sicuramente male di lei. Lei però era a 50 metri avanti a noi e non capisco perché avremmo dovuto parlare inglese. Inoltre era una delle poche volte in cui non parlavamo male di lei effettivamente ahah, aaaah la gente di 30 anni!!!), e dove abbiamo raggiunto i Pinnacles. Un posto davvero stupendo e dai colori fantastici!
Abbiamo guidato un po’, fermandoci a fare qualche foto con il Big Koala e al circuito, e poi un’altra camminata fino a Pyramid Rock, altrettanto bello. Abbiamo poi raggiunto Kitty Millers Bay, dove io e Kara abbiamo provato a camminare un po’ sul fondale lasciato dalla bassa marea per raggiungere un qualche relitto, ma i sassi acuminati e le pozze d’acqua ci hanno fatto desistere dopo un po’. Però come colpo d’occhio niente male!! Decidiamo poi di raggiungere la punta più a ovest, The Nobbies, dove di solito si riuniscono le foche. Noi non ne abbiamo vista neanche una (eppefforza), ma ci siamo rifatte con letture interessanti e, soprattutto, con una camminata sul promontorio. Il vento ha rotto abbastanza il cazzo, ma la vista era bellissima, con il Blowhole, le rocce scure e la vegetazione verde e arancione. Mi è piaciuto moltissimo e ho fatto davvero tante foto (con la fotocamera, quindi su sto blog poca roba!!). Dopodiché siamo tornate indietro al Swan Lake. Come lago ci ha deluso un po’ tanto (una mezza palude in realtà… Ma i cigni neri c’erano, quindi il nome perlomeno l’hanno azzeccato). Ma poi è successo che sul sentiero al ritorno stavo camminando e a un certo punto mi fermo di botto e le altre due quasi mi vengono addosso e lui è li a 10 metri da noi: un’echidna!!! Un animaletto bellissimo, una specie di riccio con il becco. Chi sa anche solo qualcosina sugli animali australiani non può non amare l’echidna!! E quindi nulla, ci siamo avvicinate a pochi centimetri e l’abbiamo ammirato, in silenzio per paura che scappasse e con un sorriso enorme. Io aaaaamo gli echidna!!
Abbiamo cucinato (non l’echidna), e poi siamo andate alle Penguin Parade. In realtà abbiamo cazzeggiato due ore perché l’evento era alle 21. Alle 20.15 eravamo già sugli spalti a congelare, ma contentissime!! Praticamente, si tratta di una spiaggia dove i pinguini arrivano naturalmente e dove sono stati costruiti delle casette per loro (perché gli animali distruggono quelle che i pinguini si costruiscono da soli) è un centro di recupero. Assistono i pinguini e li pesano e li monitorano per vedere se tutto va bene. Ovviamente c’è nato sopra un business di nulla, col negozio, il ristorante, i tour e, ovviamente, la Penguin Parade. Così alle 21 circa, centinaia di persone sugli spalti e i primi gruppetti di pinguini escono dal mare, si scuotono, osservano, poi partono di corsa, sempre in gruppo. Si fermano, osservano, poi ripartono. Di gruppetti ne sono usciti a decine dall’acqua, e come si muovono quando corrono vabbè, è una cosa eccezionale! Io ero con gli occhi a cuoricino e non sapevo più dove guardare. Illuminati solo da un lampione, vedevi queste macchioline bianche e nere che si muovevano veloci e goffe sulla sabbia dorata, a volte inciampando, belli tondi con le pance piene di pesce, sembrava che facessero a gara. Poi, prima di andare verso le loro casette,devono passare in un piccolo tunnel dove gli addetti li mettono su una bilancia per prendere nota delle variazioni di peso. E loro, giuro, se ne stavano lì fermi, ad aspettare il loro turno in fila. Semplicemente adorabili!! Ma il momento migliore è quando ci siamo alzati e, stando sulle passerelle, li vedevamo andare ognuno verso la propria casetta (che poi, come facciano a sapere dov’è chi lo sa). Ce n’erano davvero tanti, alcuni li abbiamo visti da vicino, cosini alti circa 30 centimetri, è davvero buffi: camminano sculettando, si fermano e si guardano intorno, poi si grattano un po’ e si leccano le piume. Se ne stanno lì a contemplare chissà cosa per parecchi minuti, poi fanno qualche altro passo. Tutt’intorno, il buio si riempie dei loro verso assordanti: siamo finalmente a casa!! E io mi sono innamorata perdutamente di ognuno di loro 🙂
Ancora sorridenti come ebeti per tutte le bellezze di oggi, usciamo dall’isola (riesco a vedere le Big Cows e la Big Wave al buio) e ci fermiamo a dormire in un parchetto a Bass.
Io l’ho già detto che amo l’Australia????????????

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My trip’s diary-Day 15

Ultimo giorno in Tasmaniaaaaaa!! La situazione strana è che da una parte ci mancherà perché ci è proprio entrata nel cuore, ma dall’altra…basta con ‘sto freddo!!! Anche se oggi in realtà c’era il sole e abbiamo addirittura messo le maniche corte!!
Visto che eravamo già vicine A Devonport, oggi ce la siamo proprio presa comoda. Da La Trobe siamo andate dritte a Penguin, passando però prima da un Lookout con una vista davvero bellissima sul mare e su tutte le colline, che sembrano davvero finte!
Penguin è una cittadina molto carina, con una bella spiaggia e il prato verde. Ci sono anche i cestini della spazzatura con i pinguini e, ovviamente, il Big Penguin! Mentre le altre hanno trovato un wifi, io mi sono fatta un giretto fino a un piccolo ma delizioso Lions Park, e poi mi sono lanciata sul prato a leggere e a fare yoga. Yoga, sul prato, col mare di fronte e il sole in testa… Sì, lo so, lo dico sempre che proprio male male non è!
Dopo Penguin siamo tornate indietro lungo la costa, fermandoci per fare qualche foto alla Three Sisters State Reserve, e poi qualche ora a Ulverstone, dove ci siamo divertite come coglione al parco giochi e alla palestra per un work out all’aria aperta di tutto rispetto (adesso gli addominali piangono).
Ritorno a Devonport, giro brevissimo della città e poi eh, è successo. La voglia di junk food ci ha chiamate. E così siamo finite al Mac (Macca’s qui in Australia, perché loro sono diversi!), e poi abbiamo trascorso circa due ore in fila per il traghetto.
Eccoci qua, la Tasmania è andata. Che dire, è vero che tutto questo freddo e tutta questa pioggia ci hanno demoralizzato a volte e non ce l’hanno fatta vivere al massimo come avremmo voluto. Però è anche vero che se mi è piaciuta così tanto in questo modo, vuol dire che bella deve esserlo davvero. Le mie foto non rendono l’idea, e forse nessuna foto potrebbe farlo, sono posti da vedere davvero con i propri occhi (così anche voi vi sorbite sto freddo cazzo!): ci sono cose e spiagge e baie e isolette all’orizzonte e rocce e sentieri e colline che non ti puoi scordare. I colori sono vividissimi (ma sui colori dell’Australia ne avrei tante da dire…) e ce n’è per tutti: le colline e i campi immensi sono verdi, gialle, ocra, marroni, con le mucche e le pecore e gli alpaca in ogni dove, e poi il blu di questo oceano, santo cielo, a ogni ora del giorno il blu è diverso e vabbè, come si fa a descrivere certe bellezze? Quando, in alcuni punti, il profilo delle colline si perde nella nebbia dell’orizzonte, o le onde si infrangono sulla scogliera con una forza tale che stare lì 10 minuti buoni a fissarle ti sembra niente. A volte ti sembra di stare di fronte a un grande dipinto, da quanto tutto intorno a te è così bello e nitido e pulito, o da quanto le onde sono grosse e veloci, che sembrano fatte con gli effetti speciali dei film.
La Tasmania mi è rimasta nel cuore. Ma la Tasmania è Australia, per cui non poteva essere altrimenti!!

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My trip’s diary-Day 14

Maaaaa….ma cos’è quella pallina gialla e opaca nascosta dietro le nuvole in cielo? Non è che magari potrebbe essere quella cosa chiamata sole? Chissà!
In effetti, quando stamattina siamo arrivate ai giardini botanici, un po’ di luce in giro c’era, e si poteva addirittura stare con la felpa senza soffrire troppo il freddo!! Abbiamo trascorso metà mattinata lì e a me sono piaciuti molto. C’era il laghetto, il giardino giapponese, un sacco di piante australiane e neozelandesi, tanti fiori mai visti, rose profumate, prati belli verdi…insomma, il mio mondo! È stato molto bello e ci siamo divertite a fare le foto e a fare tante ruote (o cose del genere) con le rose come sfondo e tanta gente che ci guardava un po’ stranita…
Dopo siamo andate al MONA, il museo di arte moderna che aspettavo perché dentro dovrebbero esserci un sacco di cose strane e interattive…poi però, quando abbiamo visto il prezzo, abbiamo deciso che andava anche bene così.. Però nel prato del museo c’era un market molto carino che pare facciano ogni domenica, con oggetti strani, lezioni di yoga e la banda che suona. Poi, il museo ha anche alcune installazioni all’esterno, come un campo da tennis di fronte all’entrata (???), un camion gigante costruito in ferro tutto decorato che deve aver portato via anni di lavoro a chi l’ha fatto, e poi una roba strana. Una stanza nera e buia con 12 schermi che riprendevano ogni secondo della vita di un uomo in un qualche laboratorio, con tanto di migliaia di cd messi uno accanto all’altro con le riprese di ogni giorno, dal 2011 a oggi. L’effetto Dharma Project (e anche quello creepy) è stato immediato e ce ne siamo andate, anche camminando un po’ a passo veloce.
Da non dimenticare, in ogni caso, la bella vista e la mamma papera che attraversa la strada con i suoi piccoli!! Di cui uno molto ribelle.
Riprendiamo così il nostro viaggio e iniziamo a spostarci verso nord, che domani ci aspetta di nuovo il traghetto. Decidiamo di tagliare Cradle Mountain (strada troppo lunga, e comunque i 7 gradi previsti sono un po’ troppo pochi per le nostre misere felpe) e passiamo dal centro dell’isola, lungo Great Western Tiers. La strada è un po’ tutta uguale ma molto bella, con tutte queste colline che cambiano colore, un lago (il Great Lake) e qualche punto panoramico. Dopo una rapida sosta a Mole Creek per qualche foto con il Big Tassie Devil (veramente brutto e senza zampe posteriori….), ci fermiamo un’oretta a Sheffield, il paese dei murales. Tantissimi muri delle case e dei negozi, infatti, sono ricoperti da dipinti, alcuni anche molto belli, che raccontano la storia della valle. Poi, in un parchetto, i partecipanti alla gara del 2014. Una quindicina di murales molto belli!! E il paese è proprio affascinante (ma mai come Richmond, naturalmente). In serata raggiungiamo La Trobe e ci fermiamo qui per la notte. In un parcheggio accanto a un parco. Un giorno sarebbe davvero interessante fare la lista dei posti assurdi dove abbiamo dormito!! 🙂

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My trip’s diary-Day 13

Bella mattinata a Hobart, una città che mi è piaciuta molto (almeno, per quel poco che abbiamo visto oggi). Il sabato mattina c’è il Salamanca Market, per cui ci siamo fatte un bel giro lì, sotto una pioggerellina stupida, cercando di arraffare quante più degustazioni possibile. Non un granché, ma quel minuscolo bocconcino di speck vero non si può dimenticare!
Dopo il mercato abbiamo fatto un giro per la città, scoprendo parchi con playground a forma di barca dei pirati (cosa che qua in Australia non si vede proprio mai…) è uno stile architettonico molto più vicino a quello europeo. Dopo dieci mesi di Sydney, vedere così tanti palazzi in stile rinascimentale, e le cattedrali, e i giardini con le fontane, ha avuto proprio un bell’impatto su di me!
Dopo pranzo, abbiamo preso la macchina e siamo partite verso sud e, dopo un giro di traghetto, abbiamo raggiunto Bruny Island (l’isola dell’isola dell’isola).
Ci siamo fatte tutta la tirata fino al profondo sud perché volevamo vedere il faro, salvo poi arrivare e scoprire che si tratta di un parco nazionale a (super) pagamento. Per cui fai 63647 selfie, ammira la macchina diventata color diarrea, e riparti. Ci siamo perse un po’ in qua e là, abbiamo visto canguri saltellare, ci siamo ritrovate in una bella Adventure Bay dopo 20 minuti di fiato sospeso su una strada 4D only (ecco perché si chiama Adventure, forse) e poi abbiamo salito le scale e ammirato The Neck, la sottile striscia di terra che collega la parte nord a quella sud dell’isola, con oceano a destra e sinistra è un colpo d’occhio che lèvate! Davvero un bel posto, va detto!! Durante il viaggio abbiamo anche giocato a dei giochi stupidi, tipo il gioco del mai (senza alcol) (che poi si va sempre e immediatamente a finire sulle domande sconce), e lì si scoprono anche cose divertenti e interessanti. Poi abbiamo giocato al gioco del se fossi sarei. Tipo: se fossi un fiore sarei una margherita. Cazzate del genere. La nostra amica Kara, riassumendo, vorrebbe essere una pera come frutto, un avvocato come professione, Juliet come personaggio di Lost….ossanta!! Non si possono fare scelte peggiori!! Ahahahah io ho fatto un sacco di risate in compenso!!
In serata siamo tornati sulla “terraferma” e, dopo aver scaricato Kara al suo ostello (con tanto amore…), siamo tornati al nostro simpatico parcheggio a Sandy Bay, con la nostra bella doccia super calda e la vista sulla spiaggia. Abbiamo cenato, Fra ha bevuto e faceva la ciucca, e poi basta! Un’altra giornata è andata 🙂

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My trip’s diary-Day 12

Svegliarsi con la solita pioggia non è il massimo, ma cazzo: sono a Richmond! A me questo posto mette allegria e serenità. Ho già detto che amo Richmond? Brava anche a Fra che ha trascorso 15 minuti della sua vita a districare il gomitolo nei miei capelli come una brava mamma!
È tutto molto bello quando partiamo per andare a prendere Kara al camping…e ci accorgiamo che la macchina emette fumo e strani rumori/odori. Interessante! Siamo lì al camping che cerchiamo di capire cosa sia (leggi: tre rincoglionite che sono riuscite ad aprire il cofano solo perché era stato mostrato loro da un addetto del traghetto giorni prima, e che guardano inebetite il motore e tutto ciò che gli sta intorno con una faccia perplessa e con le rotelline che si arrugginiscono nel cervello), ed ecco che arriva una signora: lei, il marito e il figlio stanno andando all’aeroporto e vorrebbero regalarci tutto il cibo che non sono riusciti a finire. Noi titubiamo per 0.24 secondi e accogliamo tutto questa grazia con gioia. Allora poi chiedo anche al marito se può aiutarci con la macchina e lui ci si impegna tantissimo. I successivi dieci minuti li passo con gli occhi a cuore e la mente piena di fiori e farfalle colorate; perché io provo sempre questo senso di meraviglia forte di fronte a piccoli gesti di gentilezza disinteressata e non ce la faccio a darli per scontati. E penso che il mondo può anche essere bello e andrebbe abbracciato più spesso!!
Torniamo a Richmond per il meccanico (tanto gentile..e poi siamo tornate a Richmond! Si vede che è destino!!! Ho mai detto che amo Richmond???), poi partiamo finalmente per la nostra giornata (il problema della macchina non lo dico perché è abbastanza vergognoso ahahaha).
Oggi è la volta della Tasman Peninsula. Arriviamo fino in fondo a Port Arthur, che io volevo vedere perché sapevo essere una città con un forte background storico, essendo stata per molto tempo sede di un’enorme colonia penale. L’ingresso dal prezzo esorbitante mi lascia un po’ così, però ormai ci siamo, quindi balliamo! Per cui io e Kara passiamo qualche ora nella cittadina (cioè, si paga per vedere una cittadina intera dove ormai non abita più nessuno) che è praticamente un immenso museo a cielo aperto: le rovine, le prigioni ancora intatte, la ex chiesa, le case museo, i giardini meravigliosi. A me poi la storia australiana interessa davvero molto, per cui sono stata davvero contenta della visita!!
Ormai si è fatto pomeriggio inoltrato, per cui ripartiamo. Tornando indietro dalla penisola, raggiungiamo la stretta striscia di terra che la tiene attaccata al resto, e qua si trovano alcune formazioni rocciose che tolgono davvero il fiato: Tasman Arch? Blowhole e Devils Kitchen, che mi ha particolarmente impressionato. È davvero incredibile ammirare queste scogliere così profonde e “selvagge”, dove un oceano super mosso forma delle onde gigantesche che si frantumano sulla roccia. Lo so che apparentemente sto scrivendo un sacco di ovvietà, ma io ci sono stata veramente 10 minuti buoni a osservare queste cose, perché sprigionano una potenza che è difficile vedere altrove e che lascia davvero affascinati!
Ragiungiamo Sorell per la spesa e poi, finalmente… È l’ora di Hobart!! Lasciamo Kara in ostello e noi ce ne andiamo a Sandy Bay, dove ci sono le docce calde (parliamone!!! Sono parecchi giorni che non faccio una doccia… Scandalo).
Giornata conclusa con la scena migliore per ora:
Non avendo molti sacchetti, oggi siamo finite a buttare la spazzatura e le stoviglie sporche in uno unico. Poi però Kara ha preso tutte le stoviglie per lavarle in ostello, noi ci siam tenute due cucchiai, io però l’avevo dimenticato… Per cui, quando ci siamo accorte che li avevo buttati, posso assicurarvi che vedere Fra che fruga nel cestino del parco con una torcia in mano per ritrovarli è stato molto molto esilarante!! Fra tvb eh!! 🙂

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My trip’s diary-Day 11

A noi piace tantiiiiiissimo svegliarci con la pioggia! -.-‘ Dormire in macchina significa uscire all’aria aperta non appena ti alzi dal letto, e quando piove/fa freddo come oggi voglia proprio zero. Ormai i miei capelli sono diventati una gomitolo di nodi sotto questa pioggerellina fine e questo vento gelido. È l’ora di jeans e felpa!!
La giornata di oggi è dedicata al Freycinet National Park e alla famosa Wineglass Bay, che si trovano in una penisola più o meno a metà della costa est. Dopo una sana (e ormai abituale) colazione a base di pane e nutella (però il pane è integrale eh!!), arriviamo all’ingresso del parco. Paghiamo, giochiamo un po’ con un wallaby perso nel parcheggio, e poi iniziamo la nostra camminata. Per raggiungere Wineglass Bay bisogna prima fare circa 40 minuti di scale e salita (e si raggiunge il Lookout), poi un’altra mezz’ora circa di discesa (che al ritorno sarà ovviamente una salita ammazzagambe). Il tutto con sta pioggerellina del cazzo sulla testa. Le premesse non sembrano un granché, ma a me camminare piace (ai miei polmoni un po’ meno ma vabbe), e poi i panorami che ci aspettano valgono la pena! Nonostante il cielo incolore, quello che ci aspetta in cima al lookout non presenta neanche una sbavatura: una spiaggia bianca e un mare azzurro che non lasciano nulla all’immaginazione. Certo, vedere tutto col sole sarebbe stata un’altra cosa, ma noi ci accontentiamo! E poi il sole esce davvero, anche se solo per 5 minuti, quando raggiungiamo la spiaggia e ci rilassiamo un po’ sui sassi a ammirare questa bellezza.
Dopo la scarpinata del ritorno ci aspettano altre mete del parco, tutte più facilmente raggiungibili: Cape Tourville con il suo faro e le viste mozzafiato sulle scogliere, Sleepy Bay con la sua spiaggia di sassi e le rocce rosse, Friendly Beaches con le sue spiagge bianche chilometriche. Soddisfatte, ci ributtiamo in macchina per qualche ora e puntiamo – rullo di tamburi – a sud, fermandoci ogni tanto per qualche foto ai lookout. È vero, piove, ma i paesaggi tasmanici sono comunque tanto belli. Quello che nel foto appare grigio, nella realtà è fatto di mille sfumature. Le vallate sono immense e le scogliere si buttano a picco su un mare azzurro e schiumoso. Sì, cioè a me la Tasmania non dispiace proprio!
Raggiungo il mio “picco tasmanico” la sera, quando ci fermiamo in un paesino dove dormire. Questo paesino è un historical town e si trova a circa 20 km da Hobart. Si chiama Richmond e io mi sono già innamorata. Dopo cena e prima che facesse buio ho fatto le mie solite conversazioni internazionali passeggiando per la via principale, per il ponte in limestone (ma come si dice in italiano?) e per il prato lungo il fiume. E mi sono innamorata! Queste casette in legno e pietra, fiori colorati ovunque, il ponte e la chiesetta illuminati, l’ordine perfetto di ogni cosa, io voglio una Richmond 2 ovunque andrò a vivere nel mondo!!

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Niente foto di Richmond sul cellulare purtroppo, ma comunque I love Richmond!

My trip’s diary-Day 10

Ci svegliamo con un bel sole, io e Fra ci lanciamo sulla spiaggia senza esitazioni. Mi porto dietro la mia corda e, gente: fare i salti con la corda alle 8.30 del mattino, su una spiaggia dorata e deserta, il sole a metà tra cielo e mare, un silenzio unico e un mare cristallino di fronte…la fatica non si sente neanche!!
Dopo diecimila foto, ci prepariamo e ripartiamo verso il solito sud, tagliando vallate infinite. Quando arriviamo a St. Helens piove alla grande. Facciamo un giro in macchina e poi una breve sosta a Binalong Bay e alla Bay of Fires, bellissima anche sotto i nuvoloni neri.
Purtroppo, la spiaggia di stamattina è l’unica cosa che vedremo al sole per il resto della giornata. Piove piove piove, c’è un vento freddissimo e forte. Noi approfittiamo per guidare il più possibile lungo la costa est. Ci fermiamo un paio di volte nei pressi di Chains of Lagoons, per ammirare bellissimi paesaggi di spiagge e – appunto – lagune, ma fa davvero troppo freddo. In più, iniziamo pian piano a capire perché all’uscita del traghetto ci hanno regalato una SIM della Telstra: pare sia l’unica compagnia telefonica che ha ricezione in Tasmania. Le altre funzionano solo nei pressi delle grandi città! Andiamo bene….
Fatte foto in punti panoramici in qua e là, raggiungiamo Bicheno e la sua spiaggia carinissima, poi proseguiamo per Coles Bay e ci appostiamo qui.
Senza connessione di nessuna sorta e gelando dal freddo (siamo anche un po’ poco vestite, visto il calore di stamattina…), facciamo passare un po’ di tempo in un bar dove tutti si conoscono e ci guardano un po’ così, poi ceniamo sotto il gelo e ci chiudiamo in macchina. Con 4 coperte e una felpa non fa quasi freddo!!
La Tasmania per ora la perdoniamo solo perché è tanto bella!!

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My trip’s diary-Day 9

Dopo una nottata lunga e un po’ difficoltosa (dormire sulle poltroncine del bar mentre il traghetto balla alla grande non è il massimo ma vaaaa bene!!), alle 6 del mattino raggiungiamo Devonport e tocchiamo suolo tasmanico!! Che emozione 🙂
Prima impressione: freddo! Secondo pensiero: la prima mattinata andrà inevitabilmente “sprecata”: due sassi domenica hanno fatto dei piccoli buchi sul vetro della macchina che devono essere riparati subito. Per cui, ci piazziamo di fronte al lungofiume, facendo (io) una colazione da leoni dopo la botta del pomeriggio precedente e godendomi lunge telefonate internationali (Facebook sia benedetto!). Aspettiamo che i negozi aprano e poi, nell’ordine: recuperiamo le mappe all’info Point; portiamo la macchina a far aggiustare; camminiamo come dannate fino a una lavanderia; carichiamo una lavatrice e lasciamo Kara in supervisione; io e Fra ri camminiamo come dannate verso la macchina; recuperiamo prima la macchina, poi Kara coi vestiti; pranziamo.
Giro velocissimo di Devonport e poi via verso est, lungo strade meravigliose nel bel mezzo di una valle immensa chiamata Tamar Valley, punteggiata di cipressi, pecore, mucche, laghetti e tantissime cantine. Raggiungiamo Beauty Point (il cui nome ci ha effettivamente un po’ fuorviato), poi continuiamo per Launceston. Ora, per me che amo visitare le città un’ora scarsa di giro mi ha lasciato un po’ così, però bisogna accontentarsi e la città è proprio carina!
Passiamo il tardo pomeriggio in macchina, percorrendo la vallata e lasciandoci incantare da paesaggi stupendi, punteggiati da allegrissime carcasse di canguri/wallaby/opossum sul ciglio della strada. Una marea cazzo!! Poi a un certo punto ci fermiamo in mezzo alla strada (rigorosamente sterrata) per fare le foto, e ci ritroviamo addosso lo sguardo fisso di decine e decine di mucche nere come la notte. Una cosa abbastanza piacevole!
Dopo chilometri e chilometri di sterrato e dopo un rapido giro in macchina a Scottsdale, ci ritroviamo vicino alla punta nord ovest dell’isola, al Waterhouse Conservation Park. Ci piazziamo per la notte e ci godiamo un po della spiaggia nel punto chiamato Village Green. Questa spiaggia, se non fosse per l’ingente (sottolineo, ingente) numero di mosche giganti (sottolineo, giganti) che ti ruotano intorno, sarebbe perfetta. E noi ci godiamo il tramonto e la notte sperdute nel niente, senza connessione, nel buio e nella natura più completa. Con i canguri che saltano in giro indisturbati.

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My trip’s diary-Day 8

Happy Straya Day mates!
Eh si, il 26 gennaio si celebra la nascita dello stato indipendente australiano, e tutta l’isola è in festa. Bandiere e bandierine ovunque, e naturalmente, da buoni australiani…tutti ubriachi!
A noi sembra giusto festeggiare come si deve: indossati tutti gli indumenti possibili a tema Australia, partiamo alla volta di Melbourne, che raggiungiamo in tarda mattinata. Una sosta tecnica a Kmart e raggiungiamo St. Kilda, la spiaggia più famosa della città. Non ci credo ancora che sono a Melbourne, e non vedo l’ora di esplorarla per bene!
Il programma prevede…doccia. Eh si, ne abbiamo bisogno. E ormai siamo abituate alle docce fredde nei bagni pubblici sulla spiaggia, solo che oggi c’è un vento particolarmente gelido… Molto bene!! Sto sviluppando una pellaccia dura che probabilmente scomparirà una volta tornata a casa, ma per ora direi che fa comodo!!
Ci facciamo coraggio e risolviamo la questione, poi riordiniamo la macchina e partiamo alla volta del parco di St. Kilda, armate di cibo, vino e bandiera australiana. In realtà ci rendiamo conto che non possiamo portare frutta e verdura fresche nel traghetto la sera, per cui… Andiamo a grigliare patate, zucchine e pak-choi sul barbecue!
Il pomeriggio è passato davvero bene: dopo un po’ di vino eravamo belle allegre e abbiamo sfinito il cellulare di foto davvero stupide, poi abbiamo mangiato in un caos di gente, vento, musica, erba sotto i piedi, tante risate!! Abbiamo conosciuto ragazzi provenienti da varie parti del mondo e abbiamo passato con loro qualche ora. Le due mie amabilissime (…) compagnie di viaggio hanno bevuto un pochino troppo e quindi raggiungere il traghetto in tarda serata è stato un arduo compito ma…ce l’abbiamo fatta. Per rispetto a loro non scriverò di come questo tragitto sia andato, cose che se ci ripenso adesso mi fanno scompisciare, anche se lì per lì….
Alle 20.30 lo Spirit of Tasmania parte, 9 ore di viaggio alla volta di Devonport… Tasmania arriviamo!! :))

Australia io sono innamorata di te! Tanti auguri 🙂

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