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My trip’s diary-Day 12

Svegliarsi con la solita pioggia non è il massimo, ma cazzo: sono a Richmond! A me questo posto mette allegria e serenità. Ho già detto che amo Richmond? Brava anche a Fra che ha trascorso 15 minuti della sua vita a districare il gomitolo nei miei capelli come una brava mamma!
È tutto molto bello quando partiamo per andare a prendere Kara al camping…e ci accorgiamo che la macchina emette fumo e strani rumori/odori. Interessante! Siamo lì al camping che cerchiamo di capire cosa sia (leggi: tre rincoglionite che sono riuscite ad aprire il cofano solo perché era stato mostrato loro da un addetto del traghetto giorni prima, e che guardano inebetite il motore e tutto ciò che gli sta intorno con una faccia perplessa e con le rotelline che si arrugginiscono nel cervello), ed ecco che arriva una signora: lei, il marito e il figlio stanno andando all’aeroporto e vorrebbero regalarci tutto il cibo che non sono riusciti a finire. Noi titubiamo per 0.24 secondi e accogliamo tutto questa grazia con gioia. Allora poi chiedo anche al marito se può aiutarci con la macchina e lui ci si impegna tantissimo. I successivi dieci minuti li passo con gli occhi a cuore e la mente piena di fiori e farfalle colorate; perché io provo sempre questo senso di meraviglia forte di fronte a piccoli gesti di gentilezza disinteressata e non ce la faccio a darli per scontati. E penso che il mondo può anche essere bello e andrebbe abbracciato più spesso!!
Torniamo a Richmond per il meccanico (tanto gentile..e poi siamo tornate a Richmond! Si vede che è destino!!! Ho mai detto che amo Richmond???), poi partiamo finalmente per la nostra giornata (il problema della macchina non lo dico perché è abbastanza vergognoso ahahaha).
Oggi è la volta della Tasman Peninsula. Arriviamo fino in fondo a Port Arthur, che io volevo vedere perché sapevo essere una città con un forte background storico, essendo stata per molto tempo sede di un’enorme colonia penale. L’ingresso dal prezzo esorbitante mi lascia un po’ così, però ormai ci siamo, quindi balliamo! Per cui io e Kara passiamo qualche ora nella cittadina (cioè, si paga per vedere una cittadina intera dove ormai non abita più nessuno) che è praticamente un immenso museo a cielo aperto: le rovine, le prigioni ancora intatte, la ex chiesa, le case museo, i giardini meravigliosi. A me poi la storia australiana interessa davvero molto, per cui sono stata davvero contenta della visita!!
Ormai si è fatto pomeriggio inoltrato, per cui ripartiamo. Tornando indietro dalla penisola, raggiungiamo la stretta striscia di terra che la tiene attaccata al resto, e qua si trovano alcune formazioni rocciose che tolgono davvero il fiato: Tasman Arch? Blowhole e Devils Kitchen, che mi ha particolarmente impressionato. È davvero incredibile ammirare queste scogliere così profonde e “selvagge”, dove un oceano super mosso forma delle onde gigantesche che si frantumano sulla roccia. Lo so che apparentemente sto scrivendo un sacco di ovvietà, ma io ci sono stata veramente 10 minuti buoni a osservare queste cose, perché sprigionano una potenza che è difficile vedere altrove e che lascia davvero affascinati!
Ragiungiamo Sorell per la spesa e poi, finalmente… È l’ora di Hobart!! Lasciamo Kara in ostello e noi ce ne andiamo a Sandy Bay, dove ci sono le docce calde (parliamone!!! Sono parecchi giorni che non faccio una doccia… Scandalo).
Giornata conclusa con la scena migliore per ora:
Non avendo molti sacchetti, oggi siamo finite a buttare la spazzatura e le stoviglie sporche in uno unico. Poi però Kara ha preso tutte le stoviglie per lavarle in ostello, noi ci siam tenute due cucchiai, io però l’avevo dimenticato… Per cui, quando ci siamo accorte che li avevo buttati, posso assicurarvi che vedere Fra che fruga nel cestino del parco con una torcia in mano per ritrovarli è stato molto molto esilarante!! Fra tvb eh!! 🙂

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